Un museo è spazio dinamico per il dialogo tra passato e presente, culture diverse e punti di vista. Il legislatore italiano si sta misurando con queste complessità per disciplinare adeguatamente i musei pubblici, a partire dall'aspirazione, coltivata da molti operatori, di assicurare loro una maggiore autonomia, sia gestionale che scientifica, in forza della quale si potrebbero promuovere appieno le funzioni primarie raccomandate dall'Unesco: conservazione, ricerca, comunicazione e educazione. Sebbene siano stati riconosciuti ai musei più ampi margini di autonomia grazie alla riforma Franceschini del 2014, persistono ancora diversi limiti sui quali si concentra l'indagine (gestione economica e reclutamento del personale, tra gli altri), sviluppata da diverse angolazioni a partire da una solida analisi giuridica, e colta nella sua costante relazione con i principi e le problematiche della museologia. A partire dalla forma attuale di questi istituti, e in vista di quella capacità di autodeterminazione che potrebbero acquisire in futuro, si sviluppa un ragionamento - già in dottrina - che dà un valore nuovo ai musei pubblici, dando loro un possibile orizzonte costituzionale nell'alveo delle istituzioni di alta cultura riconosciute dall'art. 33, comma 6 della Costituzione.