Il libro è il racconto di un'esperienza durata l'intera vita: vita che a sua volta non ha avuto per Scaligero altro senso che la conduzione stessa di tale esperienza. Quindi, nessuna concessione all'elemento esistenziale, se non quando questo risulta indispensabile per introdurre o chiarire taluni passaggi essenziali del percorso conoscitivo e realizzativo, quasi che le situazioni e i personaggi ricordati non siano occasionali, ma archetipi di altrettanti gradi e forme della conoscenza, la cui importanza non si esaurisce nella cifra personale, ma s'impone come dato oggettivo, suscettibile di verifica e confronto per ogni ricercatore di questo tempo che s'interroghi seriamente sul senso dell'avventura terrena. L'autore, giovandosi minimamente della forma autobiografica, mostra come l'esperienza dello Yoga, ove sia condotta a ultima istanza, sfocia in una via iniziatica "moderna"; che formalmente si presenta come Scienza dello Spirito, essenzialmente è invece la via più occulta: quella dei Rosacroce.