Antonio Orefice racconta la sua storia e quella di alcuni suoi amici allievi di due uomini, Ercole Vigna e Ferruccio Albano, venuti a contatto diretto con l'insegnamento di G. I. Gurdjieff. Sul maestro caucasico la bibliografia è ormai ampia, ma questo libro ha una particolarità: è un racconto diretto e personale di un'attività fatta all'interno di un gruppo di lavoro interiore, senza concessioni alla letteratura, all'agiografia, a tutte quelle cose di cui molti dei libri su Gurdjieff sono ingombri. Questa è una storia vera, scritta con grande garbo e umiltà ma con un'attenzione assoluta, un desiderio di rappresentazione di quella 'vita reale'. Antonio Orefice segue un criterio cronologico degli eventi, ma infarcisce di fatti ed episodi, simbolicamente significativi, anche mossi nel tempo, il racconto, cosa che rende il libro scorrevole e leggibile come un vero racconto di vite vissute. Per chi ha seguito o segue gli insegnamenti di Gurdjieff questo libro è una testimonianza imperdibile e per chi è interessato alle vicende dei gruppi legati all'insegnamento è un'occasione un po' unica, visto che testi del genere non ve ne sono.