In Italia la dottrina di Maria de Naglowska è stata accennata nel 1958 dal suo vecchio conoscente Julius Evola nel libro "Metafisica del Sesso" e recentemente, con maggiore larghezza, dal "settologo" Massimo Introvigne in "Indagine sul Satanismo". Evola sottolineava il carattere confuso e inorganico delle dottrine enunciate dalla Naglowska, trascurando però che l'autrice possedeva comunque delle conoscenze effettive, derivate forse da contatti con ambienti russi vicini alle pratiche sessuali della setta dei Chlysty; e questo in considerazione del tipo violento di tecniche cui ci si doveva sottoporre, come, appunto, nel Rito dell'Impiccagione. Riguardo tali pratiche, il suo discepolo-biografo Marc Pluquet non dà alcun cenno, ma si limita a riferire dei rituali che venivano celebrati pubblicamente in locali pubblici di Parigi, rituali che era sufficiente divulgare simbolicamente perché in seguito, chi aveva capito, poteva decidere di farsene, in privato, la necessaria trasposizione operativa.