Non si avventuri nella lettura di questo libro chi pensi di trovarsi di fronte a un testo politico. Si tratta infatti di un excursus simbolico, tema tanto caro agli autori, che analizza il simbolo sacro ancestrale per eccellenza: lo svastica, termine rigorosamente al maschile, in quanto esprime il concetto sanscrito del Su Asti Ka = "ciò che è bene". Svastica, quindi, come simbolo presente in tutte le culture primigenie, nelle sue insite espressioni del continuo divenire (il panta rei di Eraclito e Cratilo), ma anche della ruota solare, perciò del percorso circolare del Sole attorno alla Terra, nell'alternanza perpetua delle stagioni con i propri punti di svolta che coincidono con solstizi ed equinozi. E, pure, lo svastica in quanto molteplicità dell'Uno, l'energia in perpetuo movimento, l'osmosi immanente tra mondo materiale e mondo spirituale, vita umana e vita universale, ciò che è in cielo così in terra. L'analisi, toccando oriente e occidente, parte dai primordi della civiltà umana per poi passare a etruschi, greci, romani, cretesi, nativi d'America, buddismo e bramanesimo, esoterismo e sequenze simboliche. Un saggio che affronta in modo completo la genesi e il valore di questo remoto simbolo universale.