Per Yves Laval, in "Fasciapraxie", il tocco osteopatico è paragonabile alla lettura di uno scritto in braille. Ogni riga del testo racconta la storia del paziente attraverso la particolare mobilità delle fasce esplorate. Fasciapraxie è il nome che l'autore ha dato a questo tipo di approccio tessutale. Questa particolare abilità percettiva dei tessuti presuppone un lavoro personale che eserciti la capacità sensoriale del tocco manuale. Un lavoro costante, rigoroso, che necessita di grande disciplina e capacità di concentrazione, indispensabile per la crescita del terapeuta.