Nel presente studio si indaga la formazione del pensiero ultracattolico italiano nell'Ottocento nella rivista più rappresentativa: «La Civiltà Cattolica». Nel dettaglio, la ricerca è incentrata sul discorso polemico di natura politica e su come le teorie cattoliche in materia di diritto e società vengano espresse. Evidenziando le principali caratteristiche lessicali, stilistico-testuali e retoriche, si vuole far luce sul ruolo che il mondo ultramontano italiano, e in modo particolare quello gesuita della rivista romana, ha svolto alla vigilia dell'unificazione nazionale. In particolar modo, la messa a fuoco del lavoro è inquadrata sulla figura del nemico politico e su come esso venga linguisticamente delegittimato. La metodologia utilizzata, frutto di una commistione tra la nuova retorica e la moderna analisi critica del discorso, permette di delineare con maggior nitore il rapporto tra la lingua italiana e la società in un preciso arco temporale che va dal 1850, anno della fondazione della rivista gesuita e il 1861, anno dell'unificazione nazionale e dunque del "saccheggio" e della conquista delle terre appartenute allo Stato Pontificio. Si rivive in queste pagine l'epoca appassionata e letteralmente infuocata del periodo risorgimentale: una stagione che, con le sue differenti correnti e i suoi differenti linguaggi politici, ha dato avvio a fenomeni sociali ancora in atto.