Cosa hanno in comune la più antica testimonianza della lingua italiana - una breve frase incisa sulla parete di una catacomba - e i graffiti che troviamo oggi sui muri dei palazzi, sui banchi di scuola o sui vagoni della metropolitana? Cosa accomuna un atto notarile del 960 d.C. e la messaggistica istantanea? La lingua della Divina commedia è così distante da quella che parliamo tutti i giorni? E ancora: in che modo e per quale motivo espressioni, parole e costrutti ritenuti errati nel passato oggi sono entrati nell'uso comune e vengono accolti a pieno titolo nella norma? Quale rapporto avevano con la lingua e con la grammatica autori del calibro di Leopardi, Manzoni e Svevo? A queste e a tante altre domande cerca di rispondere Manolo Trinci, che nelle pagine di questo libro ci accompagna in una passeggiata tra le «vie» dell'italiano. Quello da lui proposto è un percorso ricco di curiosità e aneddoti che - senza la minima pretesa di esaustività - ci invita a considerare la lingua per quello che è: un organismo vivo e pulsante nel quale passato e presente a volte dialogano, altre si incontrano o si scontrano; un sistema in continuo movimento, complesso e affascinante, capace di fecondare la nostra storia e la nostra identità.