Celebrato come esempio inarrivabile nella storia universale della scienza, nel mondo degli studi linguistici Galileo è anche considerato il capostipite dell'italiano scientifico pienamente maturo. Molti aspetti della sua lingua, però, non sono stati ancora indagati e quasi tutti i giudizi ammirati sulla prosa del grande scienziato non sono sorretti da un'analisi puntuale e sistematica delle forme, delle parole e delle strutture che convergono a definirla. Questo libro intende contribuire a colmare tale lacuna, approfondendo alcuni aspetti della lingua e dello stile dei cosiddetti «scritti copernicani» di Galileo, che hanno svolto un ruolo cruciale nella elaborazione del suo pensiero. Dopo aver analizzato nel dettaglio la lingua della «Lettera a Benedetto Castelli» del 21 dicembre 1613, l'autore si sofferma su diversi aspetti della sintassi e della testualità della «Lettera a Cristina di Lorena», per proporre infine un'interpretazione inedita delle cosiddette «Considerazioni circa l'opinione copernicana».