Quanto si può modificare una lingua? Fino a che punto ci si può spingere per far aderire le parole che usiamo alla realtà che cambia? Sono le evoluzioni sociali che trasformano il linguaggio o è il linguaggio che deve essere usato come motore del cambiamento? Un racconto distopico (ma nemmeno troppo) ci fa viaggiare nell'universo dei linguaggi possibili: il Regno della Lingua Così Com'è, dove le parole - entità scientifiche e oggettive - non hanno il potere magico di trasformare il mondo e gli articoli non si possono cambiare, anche se qualcuno li considera ghettizzanti; il Regno dei Musoni, dove l'ironia è reato, nessuno può ridere di nessuno e la sensibilità risponde a una rigida gerarchia di oppressi e oppressori; il Regno Binario, dove il «Grande Algoritmo» della cancel culture riscrive il canone sessista, colonialista e omofobo emendandolo dalle parole bandite; e il Regno dello schwa, dove il maschile universale lascia il posto ai pronomi inclusivi, la lingua è politica e ogni giorno nasce un neologismo. Da leggere da soli, con gli amici, nel tempo libero o in classe, per imparare a guardare le cose con testa e occhi diversi dai propri, argomentare le proprie ragioni e aprirsi a quelle degli altri.