La forza narrativa del Decameron di Boccaccio. La potenza visionaria dell'Orlando furioso di Ariosto. La disarmante bellezza delle Operette morali di Leopardi. Siamo abituati a pensare ai capolavori della letteratura come a qualcosa di immobile e perfetto. Ma c'è stato un momento in cui anche le grandi opere hanno avuto una forma incerta, fragile, provvisoria. Partendo da otto manoscritti d'autore, Matteo Motolese guida il lettore in un viaggio appassionante attraverso biblioteche e collezioni private nel cuore della creazione letteraria. Dal codice su cui Boccaccio, ormai anziano, copia per un'ultima volta le sue novelle al taccuino da tasca su cui Montale scrive con una semplice biro una delle poesie d'amore più belle del Novecento. Dalle pergamene bianchissime su cui Petrarca dà la forma finale al Canzoniere fino al quaderno di una papéterie parigina su cui Eco costruisce la trama del Nome della rosa. Storia dopo storia, questo libro ci accompagna attraverso le trasformazioni della nostra lingua e ci permette di osservare da vicino l'attimo in cui il gesto quotidiano e comune della scrittura dà vita a quella cosa eterna ma profondamente umana che chiamiamo letteratura. Giovanni Boccaccio, "Decameron"; Francesco Petrarca, "Canzoniere"; Leon Battista Alberti, "Grammatica"; Ludovico Ariosto, "Orlando furioso"; Galileo Galilei, "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo"; Giacomo Leopardi, "Operette morali"; Eugenio Montale, "Satura"; Umberto Eco, "Il nome della rosa".