Il testo ripercorre la storia dell'italiano parlato a partire dalla formazione d'una lingua nazionale sovra-dialettale, cogliendo nei processi socio-culturali del XX secolo il passaggio dalla dicotomia italiano-dialetti a quella italiano neutro-italiani regionali. Seguendo la metafora di Maria Corti, si rintraccia così la storia linguistica ma anche scolastica dell'italiano "normalizzato", dal manzoniano "punto" fiorentino all'"asse Roma-Firenze" del fascismo (passando dal triangolo nordico pasoliniano), fino al recente "centro geofonico" di Canepari. Nel tentativo di superare l'onnipresente iato tra norma e uso, il testo propone infine un nuovo modello moderno di lingua parlata.