Nella congerie politica, ideologica e culturale che seguì la presa di Porta Pia, e con quella la fine del potere temporale del Papato e gli inizi dell'unità d'Italia, un dotto gesuita e un raffinato grecista, assieme ai loro sodali, incrociarono le penne e duellarono con acribia e senza risparmio di colpi su due riviste già a quel tempo autorevoli e che avrebbero fatto, e ancora fanno, la storia dei rispettivi ambiti professionali: "La Civiltà Cattolica" e la "Rivista di Filologia e d'Istruzione Classica". Oggetto del contendere, il volume, uscito nel 1883, dell'indeuropeista tedesco Otto Schrader, Sprachvergleichung und Urgeschichte e, più in generale, la linguistica storico-comparata di scuola tedesca, l'Indogermanistik, che da alcuni decenni stava oramai imponendosi in Europa come disciplina di riferimento, fattuale e metodologico, per gli studi umanistici. In verità, malcelata dietro l'accesa disputa scientifica su temi e argomenti glottologici ancora oggi dibattuti e per lo più tuttora irrisolti, la diatriba riguardò anche le visioni opposte di gesuiti e laici sul presente e sull'immediato futuro culturale e spirituale della neonata Italia, sulla strada che avrebbero dovuto intraprendere l'istruzione superiore e la scuola e, ovviamente, il permanere o meno di antichi e nuovi previlegi degli uni e degli altri.