La citazione come pratica di discorso fatto di spazi diversi, di strati, di piani, necessita di scritture private ma connesse, di competenze specifiche ma orientate verso obiettivi condivisi. Ci capita spesso di avere sotto gli occhi o sotto mano qualcosa di consueto, di stereotipato, di già sentito e già visto, che possiamo però percepire solo impegnandoci in una diversa direzione dello sguardo, del linguaggio e dei sensi. Questo passaggio ci regala l'emozione dei salti logici, dei giochi di linguaggio, dell'ironia. Abbiamo bisogno di una citazione che non sia erudizione fine a se stessa o ossequio a un'"autorità", abbiamo bisogno di tornare a provare "il piacere del ritorno". L'approccio socio-semiotico adottato nei saggi pesca nelle fondamenta dell'intertestualità, per ridefinire nuovi ambiti di ricerca su pratiche di ri-scrittura già consolidate, come la citazione e la testualità sincretica nel cinema, nel saggio di De Ruggieri; o la cover e il remix musicale nel saggio di Attimonelli; passando attraverso i ritorni della moda secondo Calefato e le ri-scritture di genere per D'Ottavio; per finire con gli ostaggi visivi nella pubblicità e nell'arte di Dagostino. Nella citazione come pratica di interazione, non c'è mai il ritorno del significato ma la libertà di valutazione del ritorno, all'insegna del piacere del testo e della "confidenza" con scritture future, che le autrici propongono.