«In inglese l'espressione vanish into thin air significa all'incirca sparire nel nulla...». Non poteva che iniziare con queste parole Un uomo sottile. Il protagonista di questo libro cerca un uomo che non ha mai visto e che da anni ormai è chiuso in un Istituto di cura di Venezia, colpito da una grave malattia degenerativa. Si tratta di un famoso scrittore, ridotto ormai a una vita assente, privo di memoria, dimentico di chi è stato e di cosa ha rappresentato. Il narratore lo cita solo con il suo acronimo, DDG, ma è evidente si tratti di Daniele Del Giudice: di lui ha letto tutto quello che ha scritto. E in una sorta di sfida impossibile con il destino prova a ritrovarlo, a dargli ancora consistenza, consapevolezza, andando a domandare ai personaggi letterari inventati dall'autore di Atlante Occidentale la storia di quell'uomo, quell'uomo che sembra sparito nel nulla. Ma il protagonista di Un uomo sottile non dialoga soltanto con i personaggi dei romanzi di DDG, racconta in parallelo anche una storia privata: quella della malattia e della guarigione di sua moglie, una malattia che potrebbe apparire simile a quella che ha colpito DDG. Alla fine il narratore decide di andare a trovarlo a Venezia. Oserà aprire la porta di quella stanza ritrovandoselo davanti? Costruito come fossero scatole cinesi, questo romanzo ci mette in contatto con il mistero dell'identità, con la chiaroveggenza della letteratura, con il miracolo dei romanzi che in una forma inaspettata finiscono per custodire la memoria di chi li ha scritti anche quando l'autore non può più ricordarli. Un omaggio, una dichiarazione d'amore verso il potere salvifico della letteratura, e verso uno scrittore che abbiamo tutti amato. Un tributo, un modo per prolungarne ricordo e memoria.