«Non c'è niente di letterario, di romantico. La retorica è al tutto bandita. Cavalleria rusticana promette nel Verga un autore drammatico e potente»: così fu recensita nel 1884 la prima rappresentazione del più noto dramma di Verga, riduzione di una novella di Vita dei campi. L'allestimento avviò in Italia la riforma delle scene già in atto in Europa e inaugurò il verismo a teatro in quella veste regionale che avrà tanta fortuna anche nel repertorio melodrammatico di fine secolo, come dimostra la popolarità del libretto musicato da Mascagni. Minore fu il successo di altri drammi, anch'essi per lo più tratti da novelle e ispirati a quell'alternanza tra campagna e città, mondo siciliano e mondo milanese che caratterizza la produzione narrativa: In portineria (1885); La lupa (1896), iscritta durevolmente nel repertorio delle grandi attrici; i bozzetti Caccia al lupo (1901) e Caccia alla volpe (1901); Dal tuo al mio (1903). Dando prova di lungimiranza artistica e culturale, Verga traghetta i temi a lui più cari entro nuovi generi - non solo copioni teatrali, ma anche libretti d'opera e sceneggiature cinematografiche - le cui convenzioni, ormai obsolete, vengono piegate alla poetica della semplicità, dell'aderenza alle cose, del realismo più maturo e consapevole.