Il libro non è soltanto un'analisi anche psicanalitica delle problematiche sociali e politiche del carcere. È anche il racconto, giorno per giorno, dell'ingiusta detenzione dello scrittore, editore, scienziato della parola Armando Verdiglione nelle carceri di Bollate, di Opera e nel reparto carcerario dell'Ospedale San Paolo nel 2018, che lo ha portato in grave pericolo di vita per incompatibilità con le condizioni carcerarie, e prosegue tutt'ora come detenzione domiciliare.Nella prima parte del libro, viene narrata la storia del caso Verdiglione, che s'intreccia con l'elaborazione delle radici del giustizialismo e del penalismo nella tragedia greca e nell'illuminismo. Nella seconda parte, le note, scritte quotidianamente dal carcere, formano un racconto intenso, talora drammatico, ma senza l'idea di vittima, intessuto di aneddoti, di riflessioni, e soprattutto di una lucida analisi della ideologia penale e penitenziaria che si dispiega nel carcere, ma che dipende dal culto della pena, fino alla morte come pena, che ancora oggi attraversa l'oriente e l'occidente colpendo l'arte, la cultura, l'impresa, la vita stessa.