La piramide del re Kheope (e di non minore importanza il suo complesso funerario) ha affascinato fin dall'antichità la gente. Il monumento, e le postume due consorelle, le piramidi dei re Khefren e Mikerino, si ergono come sentinelle geometriche ai limiti del deserto libico, sfidando i millenni. Chi ha avuto la ventura di poterle rimirare e osservarle in momenti (molto rari) in cui non circolano troppi turisti, specialmente al tramonto o di sera, resta muto alle domande che sorgono spontanee dall'animo sulla realtà di simili opere umane, perfettamente inserite nell'immensità del deserto. Esse stanno là, imponenti e gigantesche, ferma asserzione del potere terreno di re che governarono l'antico Egitto, e che le fecero erigere per la salvezza del proprio corpo, del proprio spirito, per la sua congiunzione alle Stelle Imperiture, e per la perpetuazione del loro nome e dominio nell'aldilà e sulla terra: testimonianza della memoria culturale di una società che credeva e vedeva nel proprio sovrano la discendenza divina in terra.