Nella primavera del 1934 Margherita Sarfatti (1880-1961) compie un lungo viaggio nel Nord America. Vuole immergersi nella nazione «più grande del vero», farsene un'idea personale al di là degli stereotipi, Accolta come una "regina senza corona" tiene conferenze, parla alla radio, cerca di spiegare il fascismo agli americani e, soprattutto, al presidente Roosevelt, che la riceve alla Casa Bianca. Al ritorno si illude di convincere Mussolini della necessità di stringere rapporti con Washington, nel nome di una comune civiltà, piuttosto che con la Berlino di Hitler. Ma per il dittatore l'America «non conta niente», Alla raffinata intellettuale veneziana non resta che un'ultima carta: affidare nel 1937 il suo testamento politico e culturale a "L'America, ricerca della felicità", un saggio in cui luci e ombre si alternano, nel quadro di un complessivo innamoramento per gli Stati Uniti. Pochi mesi dopo - in piena campagna antisemita - il libro viene ritirato dal commercio. La donna che aveva creato il mito del Dux sceglie l'esilio.