Ennio Morricone non è stato solo un compositore ma un convinto comunicatore. La sua carriera è stata fortunata e brillante ma ciò che era importante per Morricone si racchiudeva in quel suo antico mestiere di comunicatore della musica. Usando l'immagine filmica nel corso della sua lunga vita è riuscito a cambiare il modo d'intendere la musica per film. Ha insegnato agli americani come creare score usando un linguaggio non standardizzato; ha creato per alcuni film delle partiture che saranno immortali, quindi oltre il tempo. E non è solo per una questione di essere un melodista intelligente. La forza di Morricone sta proprio nell'essere stato contemporaneo dei suoi tempi, sia da un punto di vista sociale che compositivo. Negli anni settanta aveva intuito dove sarebbe andata l'arte compositiva. Pertanto dopo aver creato con Leone una nuova dinamica di cinema/musica è stato capace di rivoluzionare il linguaggio usando tante strategie che gli hanno poi permesso di essere Ennio Morricone. In anni difficilissimi come quelli del terrorismo egli non si sottrae a collaborare con compositori che non hanno fatto finta di narrare i tempi vissuti. Morricone non ha nascosto nulla. Negli anni ottanta ha aperto al futuro ed è diventato per gli americani il Maestro. Negli anni novanta e fino alla fine è riuscito a consolidare il suo essere compositore e comunicatore. Ed è stato perfetto. Quindi Ennio Morricone è stato futuribile e con la sua ricerca di sonorità rarefatte ha creato un vero must. Scomparso lui rimane certamente il vuoto di una possibile via alla composizione contemporanea. E all'orizzonte non si vedono eredi. Almeno nel nostro paese. Pertanto narrare Morricone significa narrare una parte di società italiana e dei grandi cambiamenti a cui ha contribuito. In una possibilità di futuro e di forza comunicante.