I «Marginalia», una delle raccolte meno note di Edgar Allan Poe, consistono in note, riflessioni, impressioni, pensieri ed aforismi risalenti ad un periodo compreso tra il 1844 e il 1849 - gli ultimi anni di vita, quindi, dello scrittore americano -, abbozzati in quella forma compendiosa e semplice che Goëthe tanto prediligeva. Si tratta, per la maggior parte, di scritti critici e filosofici, a tratti drammatici ed esistenziali: un vero e proprio scrigno segreto, a metà strada tra la forma giornalistica e quella più intima di un diario, che ci permette di penetrare nella complessa mente di un autore unico nel suo genere, in un "meraviglioso cervello sempre all'erta" da cui Charles Baudelaire diceva di aver imparato a pensare. Nei «Marginalia» incontriamo un Poe differente, non il consueto narratore del macabro né tanto meno il poeta, né, ancora, lo squisito saggista conosciuto in Eureka. Incontriamo il Poe uomo, come forse non lo abbiamo mai conosciuto, il Poe spontaneo, lontano dalla costruzione letteraria. Un autore che, attraverso le sue spontanee riflessioni, al pari di un novello Marco Aurelio, riesce a donarci una parte intima di sé, della sua anima.