La vocazione poetica di Pavese è precocissima: risale addirittura agli anni della pre-adolescenza e si afferma con forza all'epoca del liceo. Dal 1923, infatti, il giovanissimo Cesare conduce un vero e proprio apprendistato poetico: legge, studia, traduce, riflette con rigore e dedizione. Rielabora i classici, dagli stilnovisti ai romantici europei, si impadronisce di ritmi, temi, lessico, acquisisce gli strumenti per una sua produzione originale e, grazie soprattutto al confronto con i testi di Walt Whitman e di Edgar Lee Masters, trova infine una propria voce nel racconto lirico che è insieme realistico e mitico. Il suo percorso è presentato integralmente in questo volume, che offre al lettore testi editi e inediti, tutti accuratamente commentati e accompagnati da note filologiche. La prima sezione contiene le due raccolte già note, "Lavorare stanca", nelle edizioni del 1936 e del 1943, e la postuma "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi"; la seconda dà conto della prolifica attività del Pavese traduttore di poesia; la terza infine apre uno spiraglio sullo sterminato "laboratorio poetico" dello scrittore, dalle prove giovanili alle traduzioni da Omero che lo accompagnarono negli anni del confino.