Questo è il racconto di un oggetto dimenticato, sepolto in mezzo a una vastità di schiacciaqualcosa e spremialtro, di cui non ci si ricorda nemmeno più l'esistenza fino a quando un litigio furibondo lo riporterà alla sua vecchia vocazione: rendere felice qualcuno. È lei, la rotella tagliapasta appartenuta a un'intrepida bisnonna che, come sotto l'effetto di un incantesimo, farà tornare la quiete familiare, riprendendo le sue scorribande sulle sfoglie dorate. Non tutti abbiamo avuto una nonna amorevole dai capelli bianchi raccolti in una crocchia sulla nuca che ci ha tramandato con infinita pazienza l'arte di chiudere un tortellino intorno a un dito mignolo, e molti tagliapasta sono stati del tutto dimenticati in cassetti mai più aperti per interi decenni. Ma si sa: chi è predestinato a qualcosa, seppure a volte in una maniera un po' bislacca e rocambolesca, vi arriverà. E così la pasta al cacao con salsiccia e castagne e le reginette alla barbabietola non sono, come sovente accade, il frutto di una lunga tradizione familiare, e tanto meno lo sono gli gnocchetti allo zafferano o i ravioloni rossi con pomodoro e 'nduja. Sono invece, per lo più, il risultato di notti intere passate a confezionare tortelli nell'intento di far capitolare qualche restio ex fidanzato, che come lo sporco sulle stoviglie nelle pubblicità "brilla" per la sua ostinatezza. Mattine trascorse alla spianatoia nel tentativo, più o meno vano, di sbollire una discussione furente. Ore di racconti di una cocente delusione sentimentale accompagnate da lacrime intervallate a risate e al movimento ritmico delle mani che formano delle orecchiette. Perché la pasta fresca è soprattutto questo: condivisione, felicità e una grande forma di terapia non solo per il cuore ma anche per la pancia.