Pubblicato a puntate sulla rivista «Nuova Antologia» nel 1920 prima di uscire in volume l'anno successivo, "La casa nel vicolo" è considerato il capolavoro di Maria Messina. La casa del titolo è abitata da un nucleo solo apparentemente unito e felice. Don Lucio, il capofamiglia, è un uomo autoritario e cerimonioso, il quale ama imporre alle sue donne il proprio volere. Antonietta, una moglie devota e rassegnata alla vita, trascorre le giornate ad adempiere ai propri doveri coniugali e materni. Nicolina, sorella di lei, trasferitasi nella casa del cognato inizialmente per accompagnarla, finisce per restarci, seppur all'interno di rapporti sempre più difficili. Ma il potere dell'uomo non si limita a esercitarsi sulle regole della convivenza e della vita dei congiunti, si insinua piuttosto nelle profondità delle loro coscienze. Sarà solo l'amore oblativo nei confronti dei tre figli a permettere ad Antonietta di sopravvivere al dolore che si cela al di là dell'uscio. "La casa nel vicolo" è un'opera emblematica in cui la scrittrice, servendosi di un linguaggio ricco di immagini e suggestioni, costruisce un mondo altro, immobile eppure continuamente in subbuglio, e lascia emergere il dolore sommerso di una famiglia alla deriva - archetipo di un modello sociale.