La grande poesia si sposa in basso, dal ventre fin sotto i piedi e brinda col sangue alle miserie del mondo: Baudelaire, Rimbaud, Bukowski. Spesso, tra convegni e incontri individuali, ho avuto la sensazione che l'innovativa e rivoluzionaria letteratura poetica della beat generation, portatrice di libertà e libertarismo, sia nella forma sia nei contenuti, fosse ancora oggi, qui da noi, pressoché sconosciuta, intendo non letta, addirittura ignorata con supponenza sprezzante, senza mai aver aperto uno di quei libri leggendari. Lo dico perché se solo avessero sfogliato quelle pagine, certi poeti non sarebbero stati più gli stessi e le loro poesie avrebbero scardinato e rifiutato strutture obsolete e costrittive entrando nel mondo nuovo come dinamite pura. I loro poeti di riferimento sono, al contrario, asfittici, astemi, carducciani, fegatosi, vescovili , si beano delle loro cattedre funebri perché quella poesia è in avanzato stato di decomposizione. Ho sempre pensato che la poesia fosse l'espressione più libera e provocatoria perché autonoma, autofinanziata, indipendente. (Mauro Macario, dall'intervista di Roberta Petacco)