"In questo momento a dir poco distopico, non ci è permesso di dire molto. Qualunque battaglia personale è una battaglia inutile, perché viene incanalata in altre direzioni per servire logiche di potere e di mercato. Ogni pensiero che osa affacciarsi fuori dai recinti del politicamente corretto - piantati nei nostri terreni brulli dai servi di una deriva dittatoriale subdola e impalpabile - diventa bersaglio di certi cecchini sociali, individui affetti dalla peggiore malattia: l'ego. Affamati di successo, soldi, incarichi politici. In alcuni casi, il cecchino spara per paura, una paura indotta, costruita dai media di proprietà dei governi. In altri casi, lo fa per profitto. Alla luce di queste considerazioni - irresponsabili, secondo i vademecum dei giornali di regime - l'unico modo per esprimere dissenso è attraverso la poesia. Anzitutto, perché la pochezza intellettuale dei nostri governanti non permette loro di comprendere il linguaggio poetico. E in secondo luogo, perché su questo piano comunicativo non è possibile trovare pretesti per sminuire e distruggere chi non è incatenato ai loro binari. Io amo chi resiste e chi vuole imparare a resistere."