L'ipotesi che i colori siano portatori di un linguaggio universale ha stimolato l'interesse di filosofi, artisti, psicologi. Questi ultimi hanno studiato le reazioni individuali al colore dal punto di vista dei processi cognitivi, percezione, pensiero, memoria; delle risposte neurovegetative come la frequenza cardiaca, la sudorazione o motorie: la deambulazione, la gestualità; infine, si sono occupati dei processi dinamici come le emozioni, le motivazioni attivati dai diversi colori. Sul versante "scientifico-artistico", Goethe già nel 1810 parlava di qualità sensibili e morali dei colori; più tardi artisti come Van Gogh, Kandinskij, Mondrian riprendevano lo studio di tali qualità. Sulla base delle relazioni individuate in questi percorsi tra il colore e l'anima, poggia la prospettiva dell'utilizzo terapeutico del colore stesso. Per quanto ci si avvalga di molte forme d'arte nelle applicazioni delle potenzialità terapeutiche, questo studio si limita alla pittura in quanto è quella pratica che ha con il colore un rapporto intimo e privilegiato. Lo studio dell'autrice è volto a dimostrare l'applicabilità del linguaggio artistico in ambito terapeutico, sia per gli aspetti di contenuto che per quelli di metodo. Verificare l'utilità del mezzo artistico della pittura in quanto medium tra paziente e il proprio mondo interno, mostrare il suo rapporto con la realtà esterna e dimostrare quanto il terapeuta e il paziente possano avere un prezioso canale di comunicazione. In sintonia con questi aspetti, si può parlare di processo e intervento terapeutico- artistico. Il terapeuta avrà la possibilità di articolare artisticamente lo strumento in relazione all'evoluzione del paziente; il paziente, vedrà emergere il suo tema di vita in un processo e in un linguaggio che colleghi il contenuto di verità alla "bella forma", cioè in linguaggio creativo- artistico. Tramite l'immagine che si è delineata potrà percepire di essere compreso al di là delle parole e visto "oltre le parole".