«Tutto chiede bellezza. È possibile trasformare un processo estetico in uno etico? La risposta è nella voce stessa di Ilaria Giovinaz-zo, nella sua nuova silloge dal titolo evocativo La religione della bellezza (il richiamo è al trattato di estetica morale di John Ruskin). È un fenomeno raro, indubbiamente, da cercare nell'armonia dell'universo, quando l'esercizio e l'esposizione al bello si trasformano in rivoluzione umana, levità, gentilezza. Ecco, è questa la missione della poetessa, in grado di accordare, nel suo lessico apparentemente semplice, suono e cose. Un vocabolario molto particolare, essenziale e scarnificato, giocato sugli infiniti, sull'essere e sull'esistere più che sul possesso e sull'avere.» (dalla postfazione di David La Manna)