Giuseppe Dozza è stato il sindaco più amato di Bologna. Fattorino di bottega, a quattordici anni scopre il socialismo ed evade da un destino di vita già tracciato. Ripara in Francia per sfuggire al carcere fascista, diventa uomo di punta del PCI in esilio. Vive una vita avventurosa, ricorre a una mezza dozzina di identità false per nascondersi e sopravvivere. È a Mosca negli anni cupi delle "purghe" staliniane, ma viene preso di mira perché non abbastanza sottomesso a Stalin. Il PCI lo emargina e poi lo riaccoglie. Ritorna a Bologna per combattere i nazifascisti. È il sindaco della Liberazione e della ricostruzione. Memorabili gli scontri e gli incontri con Lercaro e Dossetti. Poi a sessant'anni lo colpisce una malattia invalidante, lenta e inesorabile. Seguono anni di solitudine e di deserto affettivo. Completano il racconto le fotografie di Walter Breveglieri, in gran parte inedite.