Con questo libro Galloway inizia a pensare ai videogame come a una specifica costruzione culturale, che richiede nuovi strumenti interpretativi. Riferendosi a numerosi ambiti di studio, in particolare alla teoria critica e ai media studies, affronta i videogame non come dei testi, ma come dei processi, degli algoritmi da attraversare. In cinque brevi capitoli riflette su come la "cultura algoritmica", dovuta anche ai videogame, si intrecci con i concetti di visione, realismo e allegoria. Se le fotografie sono immagini e i film sono immagini in movimento, allora i videogame vanno definiti come azioni.