Uomo dall'erudizione multiforme, versato nei più diversi campi del sapere e delle arti, Pavel Florenskij (nato a Evlach nel 1882, deceduto a Lodejnoe Pole - Leningrado nel 1937) è oggi ricordato anzitutto per la sua speculazione teologica, in quanto autore di La colonna e il fondamento della verità, e per i suoi scritti di estetica, tra cui spicca L'iconostasi. Florenskij, che pur nelle tempestose vicissitudini rivoluzionarie e poi sotto il regime sovietico mai aveva voluto rinunciare al sacerdozio né tantomeno interrompere gli studi scientifici e umanistici, mantenne sempre un dignitoso riserbo intorno alle questioni politiche. Sarà però la politica a irrompere nella vita del pensatore russo, deportato nel lager "Solovetskij" e fucilato a Lodejnoe Pole. Proprio e soltanto allora, costretto all'isolamento, Florenskij rompe il suo silenzio politico e stende un testo intitolato Una presumibile struttura statale nel futuro. Il manoscritto, requisito e danneggiato dal KGB, sarà edito in Russia solo nel 1991. Si tratta di un lavoro rapido e intenso, capace di far convergere tematiche etiche, estetiche, economiche, culturali e pedagogiche verso il polo attrattivo di un possibile Stato futuro. Illuminante pare il confronto con un ulteriore testo florenskijano, Sull'obiettivo e sul significato del progresso, anch'esso finora inedito in Italia e qui accluso. A orientare il lettore, approntando insieme un apparato esegetico e una esauriente critica politico-filosofica, provvedono in primo luogo l'Introduzione e il Glossario della curatrice, Kristina Mamayusupova, quindi il Saggio parallelo a firma di Edoardo Valter Tizzi e Claudio Borello, infine la Postfazione di Francesco Simoncini.