Se qualcuno gli avesse detto che era un romanzo sperimentale, Fleming lo avrebbe probabilmente inseguito con la frusta. Ma che "La spia che mi ha amata" sia un esperimento (su Bond) è difficile negarlo. Nella prima parte del libro (Io) Vivienne Michel ci parla dei suoi rapporti con gli uomini fino a quel momento; nella seconda (Loro) dei guai in cui ha finito per cacciarsi; nella terza (Lui), quando la storia sembra avviarsi alla conclusione, suona alla porta un agente del Servizio Segreto di Sua Maestà. Ai fatti, presi uno a uno dalla sua vita quotidiana, Fleming ha messo la sordina, ma tutto il resto - a cominciare dal sesso, e non del genere più soave - lo ha raccontato al massimo del volume. Finendo per scrivere il suo libro, paradossalmente, più intimo. E il meno classificabile.