Sul coro di Sant'Agostino gravitano diversi interrogativi. Era forse fatale, per un'opera su cui non ci sono documenti e che viene ricordata per la prima volta soltanto nel 1777, a più di tre secoli dalla sua realizzazione. Di una cosa siamo certi: le numerose "imprese" degli Sforza che lo contrassegnano certificano la nascita del coro sotto l'egida dei signori della città. In un quadro di testimonianze artistiche fortemente lacerato qual è quello di Pesaro sforzesca, il coro rappresenta un'importante manifestazione della "religione del signore". Ma in quali anni nacque, esattamente? Siamo sicuri che si trovi da sempre nella chiesa degli Agostiniani? Il fatto che in alcuni riquadri si riconoscano edifici e luoghi di Pesaro ci autorizza a pensare che anche altre tarsie si riferiscano alla città oggi scomparsa? Fino a che punto sono 'oggettive' le informazioni visive sulla Pesaro rinascimentale? E poi, chi fu l'autore del coro e da dove veniva? Più che giungere a risposte 'definitive', il libro inquadra criticamente questi interrogativi e scoraggia false certezze. La seconda parte del volume è il frutto di una nuova, sistematica campagna fotografica. Non è stata realizzata con l'intento di documentare le sole tarsie 'pittoriche', ma la loro relazione decorativa con gli intagli e l'architettura del coro, la tipologia del quale costituisce anche un'anomalia, complicata dalle trasformazioni intervenute nel tempo.