Negli ultimi vent'anni la distanza tra il pubblico e l'arte contemporanea si è fatta sempre più profonda. In un certo senso, l'arte è diventata silenziosa, non sapendo più rispondere agli interrogativi che il pubblico le rivolgeva. Per lo più, si guarda senza capire. Il libro si interroga sulle ragioni del silenzio delle opere, mostrandone i limiti, spesso dovuti a una riduzione della cultura a sola merce ma, allo stesso tempo, cerca di comprendere se non sia proprio da quel silenzio che possa nascere un nuovo modo di guardare alla somma di immagini che costituiscono un'ancora di salvezza visionaria nel deserto dei fatti, dei numeri e di una vita ridotta a puro dato. Restituire una voce al silenzio dell'arte è il compito della critica, ovvero la forma di pensiero che deve ricostruire le relazioni, individuare le cause, raccontare gli eventi, e infine separare il valore dal disvalore, praticando il giudizio. In questo senso, "Il silenzio dell'arte" è un libro di critica.