Anni Cinquanta: una giovane Oriana Fallaci si divide tra Roma, New York e Los Angeles per raccontare quella "fabbrica dei divi" chiamata Hollywood. Con sguardo disincantato e l'inconfondibile stile caustico e irriverente della sua penna, Miss Fallaci, come l'apostrofava Orson Welles, a differenza di altri suoi colleghi, "sa nascondere la giornalista più agguerrita sotto la più ingannevole delle maschere femminili". Sono gli anni in cui gli occhi del mondo inseguono i nuovi miti di celluloide, ma solo lei riesce a descrivere la disperata umanità di questi divi fatti apposta per essere adorati. Da James Dean a Yul Brynner, da Ava Gardner a Ingrid Bergman, Oriana si aggira per Hollywood con aria sconcertata: "Le cose più strane possono avvenire in questa città" scrive. Ma dietro l'aspetto spregiudicato Hollywood è conformista fino all'eccesso, e questi straordinari reportage diventano l'occasione per smascherare le contraddizioni della società americana, in bilico tra moralismo ed emancipazione e dove "il whisky si beve a casa, quando non vede nessuno".