Pauline (1838) è uno dei primi romanzi scritti da Alexandre Dumas padre in cui lo scrittore utilizza numerosi temi, ambientazioni ed espedienti propri ai testi gotici che in quello stesso periodo divennero molto popolari in Inghilterra e in Germania. Pagina dopo pagina ci si imbatte così in un castello in rovina, tra fitti boschi e sentieri perduti, in spietati banditi, in un'eroina quasi sepolta viva, in un'inquietante sostituzione di cadaveri e in un'abbazia colma di passaggi segreti - elementi che qualche anno dopo Dumas riutilizzerà e approfondirà nel suo più celebre Montecristo. Prendendo a tratti ispirazione dal romanzo d'avventura e dal giallo, e sfruttando la struttura narrativa della cornice, Pauline immerge il lettore nei meandri di un'esperienza avvincente, invitandolo a sbrogliare i fili di un'affascinante indagine e conducendolo passo dopo passo verso la risoluzione di un'oscura vicenda. La storia ha inizio nel 1834, quando Alexandre Dumas, personaggio del libro e narratore, incontra il suo vecchio amico Alfred de Nerval che gli confida la sorprendente vicenda di Pauline, morta un anno prima. Qual era il segreto che celava quella giovane donna dalla carnagione spettrale e i cui occhi esprimevano una profonda tristezza? Chi era veramente il conte Horace de Beuzeval, il suo strano e oscuro marito? E come spiegare le ripetute assenze di quest'ultimo? Queste le domande a cui Alfred de Nerval promette di rispondere quando ritrova Pauline rinchiusa nelle segrete di un'abbazia, con una fiala di veleno come unica consolazione.