Arnolph Archilochos, sottocontabile in un'azienda che produce mitragliatrici e cannoni atomici, è pingue, occhialuto, inibito. Nulla che lasci intuire le sue remote origini greche. La sua mesta esistenza è puntellata da valori inscalfibili, incarnati da un pantheon personale che include il presidente della Repubblica, il capo spirituale della setta cui è affiliato e l'industriale Petit-Paysan per cui lavora. Un uomo ligio e insignificante, insomma. Una mezza calzetta, secondo alcuni. Almeno fino a quando Archilochos non decide di pubblicare un laconico annuncio, «Greco cerca greca», che - si augura - gli consentirà di trovare moglie e insieme di riannodare i rapporti con la radiosa patria che non ha mai conosciuto. E l'impensabile accade. La giovane donna che si presenta a lui, Chloé Saloniki, non solo è abbagliante di bellezza ed eleganza, ma trasforma di colpo il timido contabile in un uomo facoltoso, potente, ossequiato - fulcro di un consesso sociale che lo aveva sino allora ignorato e calpestato. Quando finalmente Archilochos scoprirà le ragioni di questa miracolosa metamorfosi, il sistema «consolidato, puntuale, etico, gerarchico» che lo sorreggeva andrà in pezzi. E non meno sbalorditivi saranno i successivi sviluppi. Il mondo che questa favola incantevole e feroce raffigura - il nostro mondo - è del resto non meno assurdo che allarmante, e il sarcasmo incendiario di Dürrenmatt incenerisce tutto nel ridicolo: falso decoro borghese e conformismo religioso, impostura politica e aneliti rivoluzionari, rigorismo morale e paternalismo imprenditoriale. Tutto tranne forse l'amore - l'amore che non teme la verità.