«L'umanità è stanca e chi ha responsabilità per il bene comune deve sentire il compito di procurare sollievo. Chiedo a tutti noi di esplorare vie per dare sollievo. Abbiate compassione di voi stessi, dei vostri contemporanei, dei vostri figli e trovate il modo di far riposare la terra!» L'accorato appello dell'arcivescovo Mario Delpini ai cittadini e agli amministratori milanesi, in occasione della festa di Sant'Ambrogio, apre la riflessione in vista dell'Anno santo 2025. «Siamo chiamati a comporre le tensioni che sembrano inconciliabili: sviluppo contro sostenibilità, crisi ambientale contro crisi sociale, dimensione globale contro quella locale. Occorre un punto di vista più alto, di tipo culturale e spirituale, capace di abbracciare i vari aspetti che sono contemporaneamente in gioco. Ciò sarà possibile operando tutti insieme attraverso uno sguardo "contemplativo"» scrive l'arcivescovo. «Il Giubileo che il Papa ha indetto è un'attuazione storica del "principio sabbatico": se Dio ha sentito l'esigenza di riposare, così occorre lasciare anche agli esseri umani e alla terra la possibilità di farlo. Senza il rispetto di tale principio viene a esaurirsi lo spazio dello spirito umano: la stanchezza non trova sollievo, l'umano affaticato non vive le condizioni per una ri-creazione. Il riposo è essenziale agli uomini come alla terra.» Ma, averte Delpini, «lasciare riposare la terra non significa scegliere di assentarsi dalla storia o immaginare un periodo di semplice inerzia. Al contrario, si tratta di un esercizio fortemente attivo: chiede di raccogliere tutte le energie per evitare di continuare a fare quello che si è sempre fatto e riuscire a sospendere le abituali azioni per ascoltare e cogliere il grido di aiuto che si eleva dalla terra. La speranza nasce anche grazie alla (e in conseguenza della) assunzione di responsabilità individuali e collettive».