Il breve poema di Eugenio De Signoribus è dedicato al cambiamento climatico e all'urgenza di trovare soluzioni concrete per salvare il Pianeta. Il testo si compone di tre frammenti tradotti in portoghese da Patricia Peterle e da Lucia Wataghin. Pur affrontando una tematica di stringente attualità, l'atmosfera è onirica, a metà tra sogno e incubo. La ragione di questa scelta è spiegata dal poeta nella nota al testo: «Il sogno (l'incubo) è reale nella sua situazione e visione: poi raccontato come è stato possibile ma in tutta sincerità o ingenuità. L'immaginazione è apocalittica ma un dì, se si "progredisce" così, sarà realtà. A questa fa da contrappeso l'utopia, cioè un desiderio di svolta nell'uso e nel rispetto del pianeta (anche se, etimologicamente, è "un luogo che non c'è": ma prima di ciò che non c'è, c'è molto che si può fare). Alla fine, è un grido d'allerta, uno come tanti, da decenni, puntualmente ignorati, sbeffeggiati, ostacolati, stritolati da vere macchine da guerra dei poteri...».