Il libro tratta del pensiero religioso di Pietro Giannone (1676-1748), principe del Foro napoletano, uno dei massimi esponenti del pensiero giurisdizionalista. Per le critiche rivolte alla Chiesa, sul piano storico, filosofico e teologico, fu perseguitato dall'Inquisizione: costretto a un esilio di dodici anni a Vienna, ne trascorse altri dodici, fino alla morte, in carceri piemontesi. Fu un cristiano sui generis: critico nei confronti dei culti non essenziali (permeati da forme di paganizzazione e superstizione), delle discussioni teologiche "oziose", della proclamazione di nuovi dogmi (in primo luogo quello dell'immediato giudizio post mortem) e del primato petrino. Il suo pensiero è esaminato con particolare riferimento a una sua grande opera, la cui pubblicazione era assai temuta dalla Chiesa, Il Triregno, completata nei primi due volumi (Del regno terreno e Del regno celeste), ma non nel terzo (Del regno papale) a causa del suo arresto.