La dimora maestosa che Kaspar Almayer si è fatto costruire in una sperduta località del Borneo è ormai vuota e in rovina, monumento alla sua sciocca credulità ed eloquente simbolo del suo fallimento. Il sogno del mercante olandese di trovare fortuna e ricchezza nel lontano possedimento coloniale è andato in frantumi per sempre sotto il peso dell'avidità e dei pregiudizi. E quando anche l'adorata figlia Nina, nata dall'unione con un'indigena, lo abbandona per seguire un principe balinese, il vecchio europeo in fuga dalla civiltà occidentale piomba in una cupa disperazione che lo conduce nell'abisso. Primo dei tre titoli che compongono la cosiddetta "trilogia malese" - insieme con "Un reietto delle isole" e "Il salvataggio" - "La follia di Almayer" (1895) è il romanzo d'esordio di Conrad: una storia di solitudine e tradimenti che scava nelle contraddizioni del colonialismo e lascia già intravedere nello scrittore alla prima prova il lucido osservatore ma soprattutto il cantore di quella «misteriosa fratellanza che unisce in una comunità di speranze e paure tutti gli abitanti della terra».