Il racconto è un percorso a ritroso nella memoria: dalla morte di Alfred Stieglitz, grande fotografo e gallerista americano che l'ha lanciata negli anni Dieci, poi marito e sodale nell'arte, fino agli esordi della carriera, alle prime mostre in cui esponeva con Picasso e Braque. Georgia si è rifugiata nel suo Ghost Ranch nel New Mexico, con le sue amiche Maria Chabot, Anita Pollitzer e la segretaria Doris Bry, per fare il punto sul patrimonio di foto e di disegni di Stieglitz. È l'occasione per riconsiderare il proprio percorso, nella vita e nell'arte: gli studi a Chicago, l'affermazione come donna e artista - espone al Moma appena inaugurato - la fuga nel deserto per emanciparsi da Stieglitz, la consacrazione come pittrice più importante d'America. Un patto faustiano col destino di cui dovrà pagare ben presto il prezzo: quanto è disposta a rinunciare per avverare il suo desiderio?