Alla fine del 1914, la Prima guerra mondiale è ormai in corso e il governo inglese chiede al meglio della sua intellighenzia di schierarsi in un conflitto esistenziale contro gli Imperi centrali. Gilbert Keith Chesterton risponde con questo pamphlet, ma non si accontenta di una mera invettiva intellettuale puntata sui caratteri della Prussia, inconciliabili a suo avviso con la stoffa delle democrazie occidentali. La barbarie di Chesterton è infatti molto più estesa e intima a un tempo: è una categoria dello spirito che nei dintorni della capitale tedesca ha trovato grandi applicazioni pratiche, ma che riflette l'eterna tentazione al cuore del «male europeo moderno»: l'idea, immancabilmente travestita con le migliori intenzioni, che le regole le debbano rispettare gli altri. Così la tragedia immensa della guerra che stava iniziando a dilaniare il globo diventa un conflitto di civiltà, dove si può cogliere un tratto profondo dell'ethos protestante fino a intravvedere profeticamente i barlumi dell'orrore nazista.