Zappare e scrivere sono un po' la stessa cosa. Si traccia un segno, nella terra nuda o su un foglio bianco. Lo si fa per un bisogno, il bisogno di far germogliare. Cibo e parole. Questo libro raccoglie dieci anni di riflessioni su come un giardino possa ambire ad esser naturale, ma soprattutto dà voce alle piante con le quali l'Autrice condivide spazio e tempo. Ne racconta caratteri e umori, attraverso piccole e grandi storie di famiglia, non solo botanica. Ogni vegetale qui ha una vicenda da raccontare. E Laura Bianchi le ha raccolte tutte, una alla volta, ogni settimana, stagione dopo stagione, per un anno intero: la passiflora che impediva di vedere il mare; il rosmarino che è arrivato per primo; gli agrumi del tramando, giunti da lontano per restare; le verdure dell'orto diffuso ma anche sambuco, borragine e aglio selvatico, gli ulivi che chiamo per nome e l'erba che corre e non vuole farsi addomesticare.