Dai palazzi di Babilonia e Persepoli agli edifici più simbolici dell'Art Déco, i costruttori hanno sempre fatto ricorso alla ceramica come vettore di un linguaggio plastico immediatamente accessibile a tutti. Come accade con le spezie nell'arte culinaria, i ceramisti danno risalto agli edifici e le composizioni, figurative, floreali o geometriche, monocromatiche o colorate suscitano una gioiosa ammirazione. Oggi, dopo un periodo di disamore, la ceramica ritorna in grande stile, sostenuta da un desiderio di calore umano, del "su misura", di piacere per gli occhi. È una delle componenti fondamentali di un rinnovamento architettonico. Tra gli iniziatori di questo movimento, la figura di Alfonso Femia si impone. Facendo riferimento all'esperienza millenaria e universale del materiale, l'architetto si basa sulla sua intelligenza emotiva, spaziale, plastica, cromatica, termodinamica e sulla sua apertura all'invenzione. Ricorre alla magia dei riflessi, delle vibrazioni, dei colori e delle volumetrie per tenere viva la fiamma dell'artigianato e riprendere le identità locali come nel caso dello smagliante recupero dei Docks di Marsiglia su cui vegliano gechi di ceramica blu, diventati familiari.