Il titolo della raccolta riprende una espressione propria della mistica navajo, allusiva all'itinerario simbolico che lo sciamano compie durante l'iniziazione. A tale substrato sapienziale si intreccia, a fare da motivo ispiratore dell'opera, una certa rivisitazione del mito di Ulisse, interpretato quale emblema del bisogno dell'oltre e dell'incoercibile irrequietezza che infiamma il cuore umano alla vista dell'orizzonte: suggestione a cui l'autore fa assumere coloriture metafisiche, e che identifica le radici del nomadismo nel divertissement pascaliano e nella vocazione all'erranza predicata da Chatwin, riconosciuti numi tutelari di una scrittura che resuscita l'ambizione romantica di sublimarsi in anelito e in brama inappagata.