La coscienza estetica sposta l'osservatore dall'essere al pensare e dall'assistere al partecipare. L'arte si fa potenziale luogo di addestramento alla sensibilità, all'introspezione, all'intelligenza della visione, alla valorizzazione della bellezza nel mondo. Lo sguardo estetico è in costante fluttuazione tra l'illusione di concretezza dell'esistente e l'astrazione, dove l'intuizione creativa trasmette quell'indecifrabile termine di mezzo fra il "qui e ora" e l'inconoscibile "altrove". Ne deriva che l'esperienza generata da un sentire filosofico è la circostanza in cui la vertigine del sublime trascina chi osserva verso l'alto e permette di riscattare la luce interiore dall'oblio. Il vedere e il sentire della mente, come capacità elaborative e quindi metafisiche, rendono l'osservatore disponibile a connettersi al "mondo divino" nel produrre idee, nel manifestare il proprio potenziale immaginativo e nell'esprimersi in forma poetica, praticando così un innato legame archetipico con la creazione universale. Tra percezione e realtà, scienza e psiche, mente simbolica e spirito, natura e immaginazione si creano connessioni utili a comprendere le relazioni tra anima e cosmo.