Nel silenzio del palcoscenico riecheggiano solo la voce di Maria (quella emessa da un registratore a cassette e la sua, tagliente e vibrante) e i rumori di un motore elettrico, di un carrello-vassoio estraibile-abbattibile-girevole-allungabile e di una piantana a rotelle dove sono intrecciati, come ex voto, tubi, flebo, aghi. Dalla reclusione ospedaliera cui è costretta, Maria si abbandona ai ricordi mantenendo sempre vivo il contatto con la realtà presente e passata, senza risparmiarsi, senza tralasciare nulla, anche quando la narrazione si fa crudele perché racconta della ferocia della natura e degli uomini, dell'insensatezza della guerra, del dolore e della morte.