La pièce più paradossale di Shaw, che ha deliziato e scandalizzato il pubblico fin dalla prima rappresentazione nel 1914, rilegge in chiave sarcastica e quanto mai attuale il mito di Pigmalione, l'artista invaghito della sua statua al punto da volerla trasformare in fanciulla per poterla sposare. In pieno periodo vittoriano, attraverso la sua opera Shaw mette in discussione in maniera tutt'altro che velata il sistema di classi britannico e prende nettamente posizione in merito alla questione femminile. La scommessa del ricco professore di fonetica Henry Higgins, moderno Pigmalione, di riuscire a trasformare la popolana Eliza Doolittle, fioraia ambulante dal terribile accento cockney, in una duchessa della buona società londinese insegnandole la dizione corretta e le buone maniere fa infatti da volano all'affermazione di un'identità femminile forte e assertiva. Ed è proprio in questo scardinamento dei ruoli che Shaw sfodera la propria visione polemica, quando la "creatura" plasmata ribalta il mito di riferimento per emanciparsi dal proprio "creatore". Mostrando di possedere una volontà tutta sua, Eliza continua ancora oggi ad abitare il nostro immaginario con la sua irresistibile ironia.