Con Enrico V, in cui celebra il vittorioso epilogo della guerra dei cent'anni contro la Francia, Shakespeare corona l'ambizioso disegno di consegnare ai posteri un secolo di storia inglese attraverso un ciclo di otto drammi senza soluzione di continuità. Scritta e rappresentata nel 1599, l'opera completa una tetralogia che comprende Riccardo II e le due parti di Enrico IV, e si ricollega, quale anello mancante, alle tre parti di Enrico VI e a Riccardo III. Se in altri drammi storici gli eventi bellici fanno da sfondo all'azione scenica, in Enrico V sono la sostanza stessa del racconto, che costringe a domandarsi: esiste un conflitto che possa dirsi giusto? Accanto all'epica delle sonanti disfide e delle bandiere al vento, Shakespeare rievoca la tragedia degli uomini costretti a combattere: fango e pioggia, fame e fatica, attese snervanti, miseria e squallore, spreco insensato di vite. La battaglia finale di Agincourt, momento culminante del dramma, è resa realisticamente in modo frammentato e confuso: nessuno capisce come veramente stiano andando le cose. Nemmeno il re, che non sa di aver vinto.